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Recuperare l'acqua

ottobre 2004

Gli allarmanti eventi, spesso drammatici delle vicende meteorologiche che regolarmente colpiscono anche il nostro paese, mostrano quanto le previsioni di cambiamenti climatici con rilevante impatto ambientale, stiano cominciando a manifestarsi con preoccupante puntualità.L'assenza di pioggia prolungata per alcuni mesi, con letti dei fiumi o torrenti completamente secchi; ci indica i malanni che il nostro paese, seppur ricco di risorse idriche (sicuramente mal-distribuite ma presenti) ha sopportato per troppo tempo. Occorrono nuove consuetudini d'utilizzo e di consumo che entrino a far parte della prassi progettuale dei tecnici progettisti, per far fronte ai nuovi bisogni degli utenti; ma serve anche che tutti assumano nuovi comportamenti nelle abitudini di uso della risorsa acqua. L'impiego dell'acqua è spesso disordinato ed eccessivo, sia per l'acqua potabile che per quella destinata a servizi diversi, tanto da mettere spesso in crisi la disponibilità stessa d'acqua in rapporto al suo ciclo naturale. Da più parti si fa sentire l'esigenza di un risparmio di quest'importante risorsa, facendo uso dove possibile di valide possibilità quali, per esempio, l'acqua di precipitazione meteorica. Si possono mettere in atto diverse strategie di risparmio dell'acqua potabile. Il meno costoso e se vogliamo il più banale, tuttavia il più importante, è il recupero delle acque piovane; importantissimo proprio nei periodi annuali di razionamento. Si possono recuperare le acque piovane semplicemente canalizzando i pluviali del tetto in una cisterna interrata e riutilizzarla per l'irrigazione di giardini terrazzi o anche per usi domestici, come il lavaggio della biancheria e lo scarico del W.C. Con questa semplice precauzione si riesce a risparmiare il dal 30 al 50% dell'acqua potabile.
L'impianto di recupero dell'acqua piovana è composto principalmente da due strade: quella per l'accumulo e quella per il riutilizzo vero e proprio. Il primo possiede le caratteristiche di un comune impianto di scarico pluviale, il secondo è a tutti gli effetti, un impianto idraulico che serve a prelevare l'acqua stoccata nel serbatoio e a distribuirla agli apparecchi che la riutilizzano. Le soluzioni possibili sono diverse, esse sono molto dipendenti dalla disponibilità di spazio dell'utente: il serbatoio può trovarsi in cantina (nei pressi della stazione di pompaggio) così come in giardino (dove può essere interrato o no); oppure il filtro può trovarsi in un pozzetto a parte o essere introdotto nel serbatoio, o ancora sul tetto.Il mercato europeo e italiano propone due sistemi per il recupero dell'acqua piovana: quello per usi di giardinaggio e quello per uso domestico. Il primo raccoglie l'acqua dai tetti, la passa attraverso un filtro che elimina eventuali polveri, scorie o terriccio e la deposita nel serbatoio in polietilene interrato. Una pompa ad immersione spingerà poi l'acqua all'interno dell'impianto di irrigazione o nelle linee d'uso esterno. L'impianto di secondo tipo, oltre al primo filtro e al serbatoio si serve di una piccola centrale compatta dotata di un altro filtro, che attraverso una pompa integrata e una valvola automatica portano l'acqua all'interno dell'impianto ad uso domestico. In mancanza di riserva d'acqua, l'impianto si disconnette dalla cisterna e preleva l'acqua dalla rete dell'acquedotto comunale. In Europa questi impianti sono molto diffusi e collaudati, ma anche nel nostro paese iniziano a diffondersi velocemente, proprio perché non sono eccessivamente costosi e nello stesso tempo consentono un risparmio consistente del consumo annuale d'acqua.

 Un po' di storia:

Si può terminare con un breve cenno storico solo indicativo degli innumerevoli esempi di recupero d'acqua.Nell'ottocento, a Venezia è introdotta la pratica del recupero dell'acqua piovana costruendo opportune cisterne chiamate "vere da pozzo"(grandi gallerie a volta) sovrastate da filtri a sabbia; si tratta forse del più antico esempio di sistema di cisterne per acqua piovana. Sono tuttora visibili nei moltissimi "campi veneziani", ogni campo era un bacino di raccolta dell'acqua piovana che la convogliava dentro un pozzo filtrato. Al centro del "campo" si possono tuttora vedere le "vere da pozzo" che davano accesso all'acqua pulita e stoccata. Ancora nei palazzi veneziani, si trovano sistemi di recupero e stoccaggio dell'acqua che mostrano una raffinatezza della tecnologia e dell'architettura che abbiamo dimenticato, ma che da sempre l'uomo ha studiato e conosciuto.Ancora oggi nell'isola di Pantelleria, gli edifici tipici locali (dammusi) hanno un sistema di raccolta e stoccaggio dell'acqua piovana; per questo motivo i tipici tetti degli edifici sono ricoperti di uno strato di calce bianca. La calce, infatti, è un disinfettante naturale, utilizzato per mantenere pulita l'acqua, che è convogliata in serbatoi de pozzi d'accumulo.
Il problema del recupero d'acqua piovana non è quindi la novità del nostro tempo, ma un problema affrontato seppure con motivazioni differenti, tutte le popolazioni da sempre, spingendole alla ricerca di soluzioni per il migliore sfruttamento possibile di questa risorsa; come facciamo noi adesso!




arch. Sabrina Gentilin

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